Bad Boys

You think it's good?

Bad Boys

Bad Boys

Quando il cervello dice una cosa e la vita un’altra, è sempre il primo che ha torto.”

(Humphrey Bogart, nella parte di Frank McCloud nel film “Key Largo” di John Huston, 1948, tratto dall’opera di Maxwell Anderson)

La villa si affaccia sulla costa sud di Saint Vincent, arcipelago delle Grenadine, un pugno di scogli rocciosi, sabbie dorate, lagune turchesi, reef in attesa di segare chiglie distratte, boschi di palme e cespugli di bambù alti dieci metri. Più a nord, in mezzo a umide nebbie e odore di zolfo, cascate e dirupi, c’è un vulcano ricoperto di banani, piantagioni di marijuana e foresta pluviale.

Il grande cancello della villa si apre direttamente sulla spiaggia, la piscina è vuota e piena di foglie secche, il giardino, i muri di cinta, le porte e le imposte delle finestre sono scrostate, avrebbero bisogno di manutenzione.

La barca, una “Go-Fast”, appollaiata come un delicato gioiello su un carrello nuovo di zecca, è perfetta. Le eliche d’acciaio luccicano come petali di specchio, riflettono i raggi rossi del sole che affonda dietro a Young Island.

E’ un 15 piedi di fibra di vetro color giallo-limone, carena a V, due motori Yamaha da 300 cavalli ciascuno. I sedili di pelle gialla e nera sono imbottiti come quelli di un jet, le cinture di sicurezza sono quelle delle Formula 1. E’ immatricolata in Florida, ha un bel nome dipinto sui fianchi: “Mystic”. Le lettere nere sono sbandate all’indietro come palme piegate dalla forza del vento e del mare, poi sfumano, trasformandosi in lingue rosse di fuoco.

Una barca del genere può filare a oltre 50 nodi e trasportare 4 persone e 3 tonnellate di coca per un valore di oltre 30 milioni di dollari.

L’80% delle sostanze illegali che entrano negli Stati Uniti ci arriva così. I grossi carichi partono principalmente dalla Colombia, ma anche da Perù e Venezuela, qui non ci sono problemi, poi la “roba” viene smistata nelle varie isole Caraibiche e da qui le consegne volano verso l’America e inizia la vera avventura. Questi moderni pirati devono evitare gli elicotteri bianchi e rossi, i motoscafi e le grosse unità della Guardia Costiera americana, i radar che girano in continua ricerca di veloci puntini pulsanti. Alcuni trafficanti preferiscono trasferire i carichi di droga su carrette del mare modificate appositamente per questi trasporti con doppi fondi, false cabine, alberi cavi, o altre fantasiose invenzioni. Le chiamano “Junk freighters”, vengono da Haiti, Jamaica, Nicaragua, hanno equipaggi che arrivano dai più disparati e disperati posti del mondo. Alcuni trasporti si fanno con innocui velieri di falsi turisti con letti imbottiti o addirittura con specifici sottomarini, ma le Go-fast sono le barche preferite dai veri pirati di oggi, i “Bad Boys”. Loro amano le sensazioni forti, amano sfidare la sorte, la polizia, il mare, la morte.

Loro si sentono “veri uomini” soltanto così. “No one bad like I” (Nessuno è cattivo come me) urlava Munga in un reggae-rap che rimbombava attraverso i finestrini scuri di un Hummer nero fermo alla stazione di servizio.

Secondo una statistica redatta dalla Guardia Costiera americana, si riesce a bloccare solo il 10-12% dei carichi. I trafficanti sono difficili da intercettare, perché sono astuti, hanno mezzi e tecnologia allo stesso livello della polizia, ma loro hanno un qualcosa in più: se non si fidano di qualcuno, anche se hanno un solo un dubbio, lo ammazzano. E’ meglio ammazzare un innocente che potrebbe essere un agente infiltrato piuttosto che farsi fregare.

Soltanto nel 2002 sono entrati illegalmente negli Stati Uniti 3,5 miliardi di dollari di merce, circa 80.000 chili di cocaina e di marijuana.

Alle due di notte il mare è una tavola e la luna sembra una piccola amaca appesa a due stelle. Mystic non è più una scultura da giardino, il purosangue si è risvegliato, adesso galoppa sfiorando il velluto nero del mare.

Anche Romeo è un bad-boy, si fanno chiamare ancora così, anche loro, ma in realtà sono bravi ragazzi che filano su eleganti motoscafi rossi, gialli, viola fra i velieri ancorati in lagune dalle acque turchesi. Portano baguette fresche al mattino, magliette colorate, aragoste che muovono ancora le antenne, tonni argentati, dorados o mai-mai, banane, frutta fresca e lime per i cocktail, oppure organizzano barbecue sulle spiagge con Bob Marley in sottofondo. La barca dalla prua affusolata di Romeo si chiama “Brother’s Spirit”.

Romeo non cerca di fregare i turisti, è un professionista nel fornire servizi, sempre al prezzo giusto e uniforme. Per questo gli skipper che bazzicano per Union Island, le Tobago Keys e PSV, Petit Saint Vincent, chiamano sempre lui. Una sera, per qualche strano motivo, Romeo, con un purito in bocca, un bicchiere di rum in mano e lo sguardo perso fra un milione di stelle che bucano il blu, ha voglia di parlare e di ricordare perché ha dato quel nome alla sua barca.

Garrett era il fratello maggiore. Quando il vecchio stava per morire chiamò i suoi due figli e sfilò da sotto al letto una cassetta di legno, c’erano 300.000 dollari, erano il frutto della sua vita di ganja smuggler, contrabbandiere di marijuana. Ogni giorno il vecchio saliva e scendeva fin quasi alla cima del vulcano La Soufriere dove i coltivatori della migliore marijuana del mondo avevano spianato e terrazzato i boschi sostituendoli con i loro verdi prati da viaggio. Quella terra era diversa, emanava sostanze e minerali che provenivano da quel profondo ribollire di zolfo e di fuoco, quell’erba aveva un profumo unico al mondo, e sul mercato delle droghe la pagavano il doppio.

Il vecchio scendeva con il suo sacco carico di ganja e il giorno dopo risaliva con uno zainetto imbottito di dollari. Lui faceva solo i trasporti. Una specie di UPS dei sogni. Vita sana e ripide passeggiate in montagna, fra sentieri che fumano e gocciolano umidità e pioggia. Il denaro nella cassetta avrebbe garantito una bella vita e una casa tutta nuova per la famiglia, adesso bastava, lui si sentiva vecchio e se ne voleva andare nel paradiso dei “Rastamen” il suo spirito voleva finalmente volare a raggiungere il leone d’Etiopia.

Dopo il funerale del vecchio, Garrett non ci pensò più di due minuti, lui non voleva una villetta nuova, stava bene nella casa nel bosco, però nel giro di pochi giorni volava sul mare con la sua nuova Go-fast, bianca e rossa. L’aveva chiamata Mojo, come quella di Sonny e Rico i protagonisti del film “Miami Vice”, solo che loro erano infiltrati della polizia, Garrett, invece, voleva infilarsi nel giro vero, quello dei cattivi. Il primo viaggio lo fece da Saint Vincent a Forth Lauderdale in compagnia di Romeo e di una tonnellata di coca, Garrett fece esattamente come Sonny del film, non volle niente dal boss in compenso per il primo carico, si accontentò di uno sguardo di approvazione e di una pacca sulla spalla, ma per i successivi pretendeva il 18% del valore della merce, sempre come Sonny, il suo idolo americano.

Il secondo viaggio, si concluse con un volo a 50 nodi, un’onda troppo alta e una folata di vento, un’impennata all’indietro di Mojo, un collo e un sogno spezzati.

Romeo quella notte non c’era perché Garrett se n’era andato da solo, come in un sogno.

Garrett se n’era andato esattamente un anno prima, così “Brother’s Spirit”, era diventato il suo ricordo sul mare.

“ Being a gangster is more than just an image, it’s a mind state, my son.

A true gangster live by his principles: we honour our elders, protect our women and children and respect the innocent.

A true gangster’s main focus is money, my son.

Money without any respect”.

Essere un gangster è più di una semplice immagine, è uno stato mentale, figlio mio.

Un vero gangster vive seguendo i propri principi: noi onoriamo i vecchi, proteggiamo le nostre donne e i bambini, rispettiamo gl’innocenti.

Il principale obiettivo di un vero gangster è il denaro, figlio mio.

Denaro, senza alcun rispetto.

(“Definition of gangster”, brano tratto dal CD: “Gangsta for life”, di Mavado)

marcosteiner

 

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