“…acqua è uguale a tempo, e l’acqua offre alla bellezza il suo doppio.
Toccando l’acqua, questa città migliora l’aspetto del tempo, abbellisce il futuro. Ecco la funzione di questa città nell’universo. Perché la città è statica mentre noi siamo in movimento. La lacrima ne è la dimostrazione. Perché noi andiamo e la bellezza resta. Perché noi siamo diretti verso il futuro mentre la bellezza è l’eterno presente. La lacrima è una regressione, un omaggio del futuro al passato…”
– mi venivano in mente questi versi a Venezia, “Le Fondamenta degli Incurabili” di Josif Brodskij…
– già…la bellezza è l’eterno presente…
Era notte, ero solo e non riuscivo a capire da dove potesse venire quella voce.
– sono io marinaio, sono Irene…
C’era solo una barca ormeggiata lungo le Fondamenta, un ketch con una vela aurica, una prua a piombo, una poppa strana. Non sembrava una barca italiana.
Mi guardai intorno. Non c’era nessuno. Poi udii un leggero scricchiolio del legno, un ondeggiamento della prua.
– …niente è impossibile, marinaio…
Sul molo non c’era nessuno, ma fece due passi indietro per guardare meglio l’altra murata di quella barca bianca, sulla poppa c’era scritto “Irene of Boston. 1914”. Forse ero diventato pazzo, o avevo bevuto troppo.
– …niente è impossibile, marinaio. Se sei disposto a sognare ti racconterò una storia, la mia storia…
Incominciò tutto così, quella notte. Una notte fuori dal tempo e dalle regole del tempo. A Venezia. Solo a Venezia, la città dove nascono i sogni, possono accadere cose del genere. E quella storia, la storia di Irene, mi ha accompagnato per tutta la vita.
Anzi, forse è stata qualcosa di più, il sogno della mia vita.
…niente è impossibile, scrittore!