Il falco e il piccione

You think it's good?

Il falco e il piccione

Il falco e il piccione

 Sono stato cresciuto non solo da genitori e da maestri, ma anche da potenze più remote, nascoste e misteriose, tra le quali anche dal dio Pan che stava, in sembianza di piccolo idolo indiano danzante, dietro il vetro nella libreria di mio nonno. Questa divinità, ed altre ancora, si sono prese cura della mia infanzia, e ancora prima che sapessi leggere e scrivere, mi hanno riempito di immagini e di pensieri d’oriente, antichissimi…

(H. Hesse, L’infanzia del piccolo mago. Stampa Alternativa 1996)

In tempi antichissimi, in India, viveva Indra, il dio del cielo che governava il bello e il cattivo tempo. Egli aveva molto a cuore la vita e le azioni di tutti gli esseri viventi, quando scorgeva un pensiero, un’azione o un gesto d’amore e generosità il suo cuore s’allietava e dispensava quella regione con il suo cielo più limpido e i raggi di sole più tiepidi, ma quando vedeva l’ipocrisia o la malvagità scatenava i suoi venti più violenti, tempeste, cicloni, terremoti.

In un giorno di tristezza, un giorno in cui non riusciva a notare neanche un piccolo gesto di giustizia e saggezza convocò il dio Visvakarma e questi gli raccontò che aveva sentito parlare di un re, Sibi, che governava il suo regno con la massima giustizia e comprensione per tutti.

Sibi viveva modestamente perché non voleva avere nulla di più dei suoi sudditi e ricercava continuamente l’equilibrio e la serenità di tutti gli esseri viventi che popolavano il suo regno.

Indra si trasformò in falco e Visvakarma in piccione e andarono a trovarlo.

Scesero veloci dal cielo e il piccione inseguito dal falco si rifugiò sotto al trono di Sibi.

Il falco, fra lo stupore della gente riunita in udienza, chiese al re:

  • O re dammi quel piccione perché è la mia preda.
  • Questo piccione pieno di paura si è rifugiato sotto al mio trono perché io lo proteggessi. – disse il re – Io sono il re Sibi e da molto tempo ho deciso di sostenere la vita di tutti gli esseri viventi a costo della mia stessa vita.
  • O re, quel piccione sarà il cibo per me e per i miei piccoli.
  • E non hai altro cibo per sostenere la tua vita, falco?
  • No, io mi nutro di carne e di sangue.
  • La mia carne sarebbe un buon cibo per te?
  • Certo, se mi darai la stessa quantità di carne, lascerò volare via libero il piccione.

Il re chiese a un servitore di portare una bilancia e un coltello affilato, si denudò la coscia e chiese al servo di tagliare un pezzo della sua carne, ma il servo balbettando si rifiutò di fare del male al suo signore così buono e giusto. Sibi allora si tagliò da solo un pezzo di carne e la mise sulla bilancia, ma il piccione, sull’altro piatto, pesava di più.

Il falco gli disse:

  • Dammi il piccione, o re, e io volerò via contento, tu hai sofferto abbastanza e hai dimostrato la tua grandezza e benevolenza.
  • Ormai ho deciso e il mio dolore é inferiore alla gioia di aver salvato una vita.

Sibi si tagliò un altro pezzo di carne, ma il piccione pesava sempre di più, il re continuò ad aggiungere la sua carne fino a quando arrivò all’osso, ma la bilancia non si muoveva. All’improvviso comprese che il valore di una vita poteva essere eguagliato soltanto da un’altra vita.

Allora salì lui stesso sulla bilancia e questa si allineò in un perfetto equilibrio.

In quel momento la terra tremò e il falco ritornò Indra e il piccione fu il dio Visvakarma, s’inchinarono di fronte a Sibi, il futuro Budda, e gli donarono all’istante un corpo nuovo e meraviglioso.

 

(Questa favola è tratta dal Sutralankara di Asvagosha e dalla rielaborazione di Giulio Maria Rampelli).

L’immagine in evidenza è di Sergio Toppi

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Vai alla barra degli strumenti