Il mercante di sale

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Il mercante di sale

Il mercante di sale

Il mio nome è Ibrahim.

Sono un mercante di sale.

Lavoro al lago Assal. Due ore di autobus dalle false luci di Djibouti o due giorni di cammello. Ormai è una strada impossibile, per me.

Io resto fra le pietre e le sculture di sale.

È bello svegliarsi al mattino, la striscia bianca del lago si tinge di rosa, poi arriva il turchese.

Lo guardo per ore, mentre scaldo l’acqua del thè.

Ho venticinque anni, ma la mia faccia ne ha molti di più.

I miei occhi sono diventati due fessure sottili, come le righe sul lago.

Tre anni fa ero forte e veloce. “Ibrahim la gazzella”, mi chiamavano così, ero un mercante diverso, andavo e venivo dalla Somalia, conoscevo tutte le piste segrete, portavo ogni cosa.

Poi un proiettile mi spaccò una gamba e rimasi là, inchiodato alla roccia.

La notte scendeva e il sangue continuava a scorrere, si allontanava da me, s’infilava fra le pietre.

Riuscii a strappare una striscia di camicia, la strinsi forte sulla coscia e mi lasciai andare, potevo soltanto seguire il destino.

Mi ritrovai qui. Sul lago Assal, e tutto quel bianco mi ferì gli occhi.

Pensai d’essere arrivato in paradiso.

Ero debole e le luci bianche mi accecavano come spine appuntite.

Una donna mi versò l’acqua e mi guardò con due carboni pieni d’amore e compassione.

Ibrahim la gazzella se n’era andato per sempre.

Io me ne stavo sdraiato e la gente passava. Passava e spariva.

Una carovana di cammelli arrivava al tramonto e all’alba era nulla, però mi avevano salvato. Io li aspettavo e loro tornavano sempre.

Gli uomini caricavano, scaricavano il sale. Le donne cucinavano, sbattevano i panni. I bambini gridavano, correvano, piangevano. I cammelli masticavano erba secca.

E Ibrahim, lo storpio, se ne stava lì, a guardare la vita e il lago di luce.

Un giorno un bambino, Ismael, mi portò un regalo, il più bello del mondo.

Una stampella, l’aveva costruita da solo.

Era fatta di legno, di corda e di stracci intrecciati.

C’era scritto il mio nome. Il mio vecchio nome: “Ibrahim la gazzella”.

Mi appoggiai.

E mi alzai.

Il lago era ancora più bello.

Visto da lassù.

Marco Steiner

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