Irene. Una casa.

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Irene. Una casa.

Mi chiamo Mohammed…
No, non mi chiamo così, ma va bene lo stesso, tanto tutto è cambiato adesso, tutto.

Vengo da molto lontano, da uno di quei paesi laggiù…a Sud.
Il mare ha cominciato a sbattere forte, ma eravamo vicini.
Vedevamo le luci delle macchine sulla strada, l’acqua che saliva,
qualcuno gridava, qualcuno affogava, qualcuno abbracciava tutto quello che aveva, per l’ultima volta.
Io mi sono ritrovato a riva, in mezzo a corpi rigidi, gente che correva, gente che aiutava,
io ero vivo, e sono scappato.
Adesso quando si fa sera vengo qui, dormo accanto a Irene.
Mia madre, la mia casa.
Sono scappato dal niente.
Non sono un marinaio, non cercavo un’avventura, ma c’era il mare là in mezzo,
non mi ha voluto prendere, allora adesso vivo ancora, non so dove andrò.
Ovunque possa cercare un nuovo sorriso.
Il mio sogno? Mangiare anche domani.
Ho perso tutto. Sono solo. Sono vivo.
Non c’è eroismo nella disperazione,
non c’è avventura nella disperazione.
C’è soltanto disperazione
e fame.

Allegria dei naufragi
e subito riprende
il viaggio
come
dopo il naufragio
un superstite
lupo di mare.

Giuseppe Ungaretti
1919

3 Comments


  • Come fai per sorridere ancora, nonostante tutto, Mohammed?
    Cosa fare per aiutarti a vivere i tuoi sogni? Per aiutarti a vivere?
    Forse un sorriso….

    Rispondi

  • certo Esmeralda, basta un sorriso
    una speranza
    una possibilità
    e un pezzo di pane
    il resto sono solo parole

    Rispondi

  • Si, ma certe parole riscaldano il cuore. È per ciò che ci sono poeti. E scrittor

    Rispondi

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