Le perle del viaggio (Una conversazione a Spoleto)

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Le perle del viaggio (Una conversazione a Spoleto)

La cosa più incredibile è che Corto continua a farmi viaggiare.

Non è solo un Mito o un magnifico personaggio inventato, è un pezzo di me, il meglio di me,

quello che riesco a tirare fuori se elimino gabbie e cazzate.

In fondo, in ognuno di noi c’è un qualcosa che potremmo chiamare “Corto”,

la voglia di cambiare, di cercare qualcosa di vero, dentro e fuori,

di rispettare tutto e fregarsene di tutto.

In libertà,

senza tante altre parole.

L’idea che progressivamente si è formata in me è stata quella di scrivere con i miei romanzi una sorta di “percorso di formazione” di Corto per riportarlo al momento in cui Hugo Pratt ha descritto la sua vera “Giovinezza”, in Manciuria.

I miei lettori, in fondo, sono un po’ come me: hanno voglia di continuare a sognare e vagare con le avventure del marinaio di Malta, per questo motivo, idealmente fanno tutti parte dell’equipaggio. Per fortuna credo ci sia ancora spazio per i sogni “inutili” per una specie di resilienza in questo mondo appiattito. Il comandante Kee, Riley, Bertram e le figure femminili Ai Van o Morrigan e quelli che arriveranno sono tutte sfumature, esperienze, dolori e passioni che abbiamo vissuto o che ci hanno toccato da vicino. Sono passaggi, sono i gradini di una Stairway to Heaven di un marinaio-viaggiatore per dirla con i Led Zeppelin.

Credo-spero, di aver avuto la personalità di non seguire Corto, ma di navigare nelle stesse acque, lungo le stesse rotte, ma in momenti diversi. L’elemento fondamentale sta nel fatto che non mi sono dovuto adattare o adeguare a quel mondo, era già il mio mondo prima di conoscere Hugo Pratt, attraverso i romanzi di Salgari che avevo divorato da ragazzino e poi quelli di Stevenson, Jack London, Melville e Conrad e tanti altri che hanno da sempre colorato la mia fantasia. Poi c’era il mondo vero che avevo attraversato in tanti viaggi solitari. Ma quello che forse mi ha dato la forza maggiore per cercare nuovi itinerari con Corto senza seguirlo è stata l’esperienza che ho maturato realizzando le prefazioni alle sue avventure, viaggiando sul serio.

Tanti anni di viaggi in compagnia di un fotografo coma Marco D’Anna mi hanno aperto uno spazio ulteriore, un’altra visione. “Stratificazioni solide ed elastiche basate sulla libertà dell’immaginazione”. Potrei definire il tutto in questa maniera.

Da una parte c’erano le storie disegnate da Pratt, dall’altra i luoghi reali, le persone che ho incontrato e poi c’erano gli scatti sognanti di Marco, bastava aggiungere un altro ingrediente fondamentale: la fantasia che si espandeva attraversando letture, ricordi, fotografie e la realtà si dilatava in una specie di visione sfuggente e per questo ancora più stimolante.

Inseguendo il sogno, i sensi si affinano e si riesce a cogliere, quasi a provocare, l’elemento fondamentale: la sorpresa, l’inatteso.

Per concludere con una battuta direi che negli ultimi quattordici anni mi sono specializzato a viaggiare in cerca di Escondida, un’isola che non esiste e mi sono ritrovato bene in queste ricerche profonde e inconsistenti al tempo stesso.

È certamente un modo diverso di viaggiare, è stata la mia fortuna. Il mondo tende a svilirsi uniformandosi ovunque, la globalizzazione vorrebbe annullare le differenze per renderci pedine di un grande mercato.

Viaggiando in cerca di storie legate alle avventure di Corto Maltese, devo allontanarmi dalle consuetudini, dai preconcetti, dal conformismo, da una rigorosa e banalizzante temporalità.

Per trovare Escondida bisogna entrare in una dimensione “diversa”, quella che serve per cogliere lo spirito dei luoghi e per dialogare con le persone parlando la loro lingua, quella diversa, quella che non è fatta di sole parole, quella che racconta le storie che non si dicono agli sconosciuti né tantomeno ai turisti, quelle che si confidano a quelli che si sentono “simili”.

Il viaggio è la ricerca dell’intimità con i luoghi e le persone, per raggiungerla bisogna guardare, ascoltare e parlare in maniera sincera, diretta, solo così il “contatto” diventa intenso, unico, prezioso.

Questi contatti sono passaggi, ci arricchiscono, sono le perle del viaggio.

 

Spoleto, giugno 2018

 

Marco Steiner

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