In memoria di Livio Benedetti, scultore. (1946-2013)
25 agosto 1995
Una clinica in svizzera. Dietro alla finestra, fra le righe della tenda, si vede il lago.
Hugo Pratt sta finendo il suo Viaggio, qui.
Nella stanza entrano Jean-Claude Guilbert e Livio Benedetti, i due grandi amici.
Vogliono portargli un ultimo saluto. Jean Claude, lo scrittore, il soldato, l’amico degli anni africani. Livio, lo scultore, quello che arrivava a Grandvaux di notte, a piedi, portandosi dietro l’aria fresca delle montagne in Savoia.
Avevano una croce etiope. Pratt aveva gli occhi ormai chiusi.
Appoggiano la croce fra quelle mani troppo bianche, troppo ferme. Ma le dita si stringono e gli occhi azzurri sorridono al gesto degli Amici di sempre. Ecco adesso aveva la chiave per un’altra porta.
Poteva partire.
5 ottobre 2013
oggi anche Livio se n’è andato.
Era forte e ruvido come le rocce in Savoia, elegante e leggero come le linee delle sue sculture.
Oggi ho sentito un vento fresco per strada, il profumo del suo maglione che odorava di pini.
Il suo Corto resta a guardare il lago e tutte le sue sculture raccontano come la forza può unirsi alla leggerezza, con l’armonia.
Non verrò al tuo funerale Livio. verrò a Chambery con Jean-Claude e una bottiglia di rosso, alla tua salute,
al Viaggio.
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