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Writer and storyteller
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Martedì 19 /11/2013
Notte. Mar Rosso. Dopo le Isole Dahlak, prima dello stretto di Bal El Mandeb.
Quando il Mar Rosso sta per finire, la terra si stringe prima di aprirsi nel Golfo di Aden.
Dopo di quello il mare si aprirà ancora di più verso l’Oceano Indiano, l’isola di Socotra, l’Oriente, quello vero.
35 nodi vento.
C’è la luna in cielo, è quasi perfetta, ne manca solo un pezzetto.
Mi fa l’occhiolino.
Il mare è una tavola d’argento increspata.
A prua, il suono del vento cancella i motori. Sembra di andare a vela.
La nave è spazzata dall’aria che viene da Oriente e s’incanala nello stretto, ma il mare non riesce ad alzarsi in questo imbuto di deserti. Si fila lisci.
Domani saremo in porto, a Djibouti. Il nostro porto di arrivo.
Io e Marco D’Anna scenderemo qui fra tre giorni, il nostro viaggio per mare è finito, com’era finito per Hugo Pratt nel 1937.
Questa mattina i nocchieri di Nave Etna ci hanno invitati a brindare con loro, prima del porto.
Sono in 32.
32 magnifiche persone, vengono tutti dal Sud.
I Selvaggi, nella tradizione marinaresca, i veri marinai, quelli che si arrampicavano sui pennoni per regolare le vele, quelli che si occupano di carichi e scarichi, di cime e attracchi, di porti e partenze. Quelli che oggi fanno un po’ di tutto.
Come Bajos, il nocchiero di Ulisse.
Come Palinuro, il nocchiero di Enea.
“allo focu li cannoneri allu mare li nuccheri” dice un vecchio detto salentino.
“quando il mare è calmo assai, siamo tutti marinai” mi dice uno di loro ridendo mentre salgo sulle scalette strette della nave che beccheggia quando s’infila fra le onde lunghe.
Ore 11 sono siamo con tutti loro nella Saletta Nocchieri, due piani sotto il mare, un aperitivo per festeggiare l’arrivo, domani.
C’è di un po’ di tutto quello che viene da casa:
‘Nduja, salame piccante, melanzane fatte in casa e la pizza calda fatta dal cuoco di bordo.
Ci sono tutti i “figli” del Nostromo.
Il secondo mi cita i versi di una canzone della PFM, la Premiata Forneria Marconi, un gruppo rock italiano molto famoso negli anni ’70-’80.
“ nessuno può capire un porto se non sa il mare che cos’è…”
viene da un disco che si chiama Ulisse, mi dice. Io mi ricordavo “Impressioni di settembre”, “L’isola di niente”, “Per un amico”… i titoli erano già una meraviglia, erano già un viaggio, ma Ulisse non la conoscevo.
Ero venuto su questa nave per parlare di Corto Maltese come di un moderno Ulisse, volevo arrivare a Gibuti per seguire dopo tanti anni il viaggio di Hugo Pratt, ma questa canzone e questi ragazzi raccontano veramente “Un’altra Ballata…”.
L’ho ascoltata proprio adesso, dall’inizio alla fine. Una vera meraviglia di canzone! Perfetta per questo momento. Grazie Nocchiero Motola.
“Cammino in un tramonto
di mille anni fa
con un vento, un sentimento
che mi invade l’anima…
nessuno può capire un porto
se non sa il mare che cos’è…

Allora li voglio salutare e ringraziate tutti così, non con i loro nomi, ma con quelli dei loro paesi, delle loro famiglie, dei loro amici, di tutti quelli che li aspettano a casa:
Leporano Marina, Taranto, Francavilla Fontana, Talsano, Chiatona, Statte, Latina, Manfredonia, Torchiarolo, Grottaglie, Taranto Salinella, Fagnano Castello, Alessano, Castellaneta (il paese di Rodolfo Valentino) Galatone, Orsogna, Salinella, Crispiano, Latiano, Giuliano, Brindisi, Taranto Tamburi, Sanbuceto…
“con le nuvole sogno di andar via
dai palazzi di vergogna
dalle strade di ipocrisia…”
Basta questa frase per raccontare tutto quello che ho sempre cercato e sempre cercherò, per tutta la vita.
Grazie ai nocchieri, ai motoristi, a chi si occupa di telecomunicazioni, di elicotteri, di meccanica, di contabilità, gli idraulici, gli elettricisti, i cuochi, la lavanderia, a chi si occupa di sicurezza, di pulire, lucidare, spegnere incendi, aggiustare e oliare i motori, attaccare fili, cucire bottoni, seguire le rotte, guardare i radar di notte, cambiare l’inchiostro e la carta delle stampanti, vendere le cialde del caffè a 20 centesimi, fare la pizza a mezzanotte, pulire i ponti, fare e controllare i conti, stivare l’acqua, lavare l’insalata, scolare la pasta, alzare e abbassare le bandiere, usare il fischietto, curare e vaccinare, preparare gli estintori, leggere la preghiera del marinaio, dire la messa, comandare la nave e soprattutto tenere unito un equipaggio.
A voi tutti diciamo grazie per averci accolti con voi e di averci insegnato qualcosa.
Marco Steiner & Marco D’Anna
4 Comments
“come un fiore dentro un muro
vive l’anima che è in me
cerca quello che non ha
nuvole… alberi… noi….”
Bellissimo brano, davvero.
Grazie a voi per esserci stati…
Grande Rocco Motola from Chiaton!!!
….e viva la Raffo!!