Diindon…diidon…
Ore 07:15 Sveglia generale. Rotta verso Porto Said.
Oggi è San Diego, auguri al caporale…
Vento da sud est, 15 nodi.
La frase del giorno: “La pazienza è amara, ma il suo frutto è dolce”.
Comincia così la giornata.
Con quel suono che è la voce della nave stessa, e precede ogni annuncio, diidon…
Taranto è ormai lontana, i saluti delle mogli e dei figli, la pioggia, probabilmente le lacrime, lontane. L’ultima cima scende in acqua. Il rimorchiatore giallo tira fuori la nave Etna dal porto.
Siamo in mezzo al Mediterraneo, le Cicladi oltrepassate, Creta a Est, puntiamo diretti a Sud, verso il Canale di Suez, l’Africa.
Non posso non pensare a un’altra nave, il piroscafo Italia, era il 1937, partiva da Venezia, la stessa direzione, fino a Massaua. Hugo Pratt era a bordo, nato nel 1927, dunque era un ragazzino di dieci anni:
“…partire per l’Africa rappresentava certo per me una grande avventura. I ricordi di questo mio lungo viaggio mi sono rimasti indelebilmente impressi nell’animo, nitidi e numerosi. Alla partenza, avvenuta di notte, la nostra nave, che si chiamava Italia, lascia Venezia. Tutte le imbarcazioni attraccate nel porto sono illuminate. Mi inebrio di profumi: gli odori della nave, quelli delle cucine che mi fanno pensare a lauti banchetti, l’aria dell’alto mare…” (tratto da: Hugo Pratt ,“Il desiderio di essere inutile”, Rizzoli-Lizard)
Anche questa è un’avventura, molto diversa, tanto tempo dopo, ma è pur sempre un lungo viaggio per mare ed è comunque un distacco, da tutto.
Prima c’è quella cima che scivola in acqua e viene ritirata a bordo, poi c’è l’uscita dal porto e là c’è il mare aperto, il viaggio. Il Mediterraneo, un incontro tra passato e presente.
“Che cos’è il Mediterraneo? Mille cose insieme. Non un paesaggio, ma innumerevoli paesaggi. Non un mare, ma un susseguirsi di mari. Non una civiltà, ma una serie di civiltà accatastate le une alle altre. Viaggiare nel Mediterraneo significa incontrare il mondo romano in Libano, la preistoria in Sardegna, le città greche in Sicilia, la presenza araba in Spagna, l’Islam turco in Iugoslavia. Significa sprofondare nell’abisso dei secoli, fino alle costruzioni megalitiche di Malta o alle pirami d’Egitto. Significa incontrare realtà antichissime, ancora vive, a fianco dell’ultramoderno: accanto alla barca del pescatore che è ancora quella di Ulisse, il pescatore devastatore dei fondi marini o le enormi petroliere”.
(Fernand Braudel. “Il Mediterraneo”. Bompiani)
Leggevo queste frasi proprio ieri sera. Poi oggi dalla nave è partito l’elicottero, un mezzo molto moderno, la missione era quella di fare da “occhio” oltre la nave, lungo la rotta che la nave avrebbe seguito.
Abbiamo sorvolato una grande petroliera la Torm Gudrun di Copenhagen, poi un grosso cargo carico di container che veniva da St. John, Antigua, l’isola nei Caraibi residenza di Corto Maltese…mi sembrava mescolare pagine di tanti libri e di tante memorie, fra la storia di Braudel e le storie di Pratt, ma poi è arrivata lei.
Una barca in mezzo al mare.
Sola.
– Unità sospetta… – gracchiava il radar di controllo al nostro pilota.
– Ci avviciniamo, sembra un peschereccio vuoto.
– Approcciare con la massima discrezione e rilevare posizione.
– Confermo trattasi di peschereccio vuoto, sono visibili salvagenti di vario colore.
– Tango Control a Vulcan…confermate assenza di persone a bordo.
– Facciamo un altro giro di verifica. Ci abbassiamo.
– Tango Control a Vulcan riconfermate posizione e descrizione.
– 34.52 Nord 02.12.12 Est
– …imbarcazione in legno, tipo peschereccio, lunghezza circa dieci metri, colore verde chiaro, salvagenti di vario colore a poppa, non c’è presenza di segni di vita in coperta…
Sembrava proprio la barca di Ulisse, un piccolo peschereccio color verde chiaro, la nave era lontana, ma facevano parte dello stesso popolo del mare. Il passato e il presente.
Quale era la storia degli uomini a bordo di quella barca, una barca vuota in mezzo al mare?
Ci potrebbero essere molte risposte, ma fanno tutte parte del desiderio di vivere meglio, di uscire dalla povertà o dalla disperazione.
Cercare una fuga, o una possibilità di lavoro, scappare o fare lo scafista, il pescatore o il marinaio, il pilota di elicottero o l’infermiere pronto a intervenire?
Il mare darà sempre spazio a tanti tipi di vite e di uomini, regalerà loro il suo profumo e il suo impagabile senso di libertà, ma ogni tanto si prenderà la sua di libertà, quella di dimostrare a quegli uomini che può stravolgere tutto, in un solo momento.
Forse sta proprio anche in questo la sua dura bellezza.
Intanto il cielo si è fatto basso e grigio, sempre più scuro.
Piove.
Creste bianche si staccano dalle onde come schegge di un mare lucido come il ferro.
– Si ritorna… – dice il pilota. Si chiama Fred, è di Cervia.
– So misty today…
Testi di Marco Steiner © – Fotografie di Marco D’Anna ©
“Un sueño mediterráneo… Sueño frecuentemente unilateral, proyección del Norte sobre el Sur, que nos conduce a ir a ver qué pasa al otro lado del espejo. ¿Cuál es el sueño del Otro?”
“Un rêve méditerranéen… Rêve souvent unilatéral, projection du Nord sur le Sud, qui nous conduit à aller voir de l’autre côté du miroir ce qui se passe. Quel est le rêve de l’Autre ?”
Thierry Fabre
esatto Esmeralda, cosa c’è dall’altra parte dello specchio?
non c’è Nord, non c’é Sud
c’è solo l’Altro
una parte di noi,
ma qual’è il suo sogno?
Forse di aiutare l’Altro a realizzare il suo sogno….
Forse di fare parte dei sogni suoi….
Ma il sogno è certamente la cosa più difficile a condividere.