Il viaggio non è solo vedere, raccontare, il Viaggio è anche ascoltare. Le favole, le leggende, sono parole leggere, ma portano molto lontano. Sono barche di carta con equipaggi di sogni e pensieri…
L’arte del tiro con l’arco
Qi Chang voleva imparare l’arte del tiro con l’arco che, a quanto si dice, è un eccellente metodo per accedere al Dao. Andò a trovare il maestro Fei Wei che godeva di grande reputazione.
Questi gli disse:
– Quando sarai capace di non sbattere le palpebre, t’insegnerò la mia arte.
Tornato a casa, Qi Chang s’infilò sotto al telaio della moglie e si allenò a seguire senza battere ciglio il va e vieni della spoletta. Dopo due anni di quell’esercizio, riusciva a non chiudere le palpebre neanche quando la punta della spoletta gli sfiorava l’occhio! Tornò quindi ad annunciarlo al vecchio Fei Wei:
– Bene, disse il Maestro. Ora devi imparare a vedere. Devi arrivare a distinguere nettamente la minima percezione. Acchiappa un pidocchio, legalo con un filo di seta e quando sarai capace di contare i battiti del suo cuore, torna a trovarmi.
A Qi Chang ci vollero dieci giorni per acchiappare un pidocchio e sei mesi per legarlo con un filo di seta. Poi trascorse varie ore al giorno fissando intensamente l’insetto. Dopo un anno lo vedeva grande come una scodella, dopo tre anni lo vedeva come la ruota di un carro. Trionfante, corse allora alla casa del maestro.
– Bene, disse il vecchio arciere, adesso devi esercitarti a mirare. Appendi il pidocchio a un ramo di un albero, arretra di cinquanta passi, e quando riuscirai a trapassare l’insetto senza toccare il filo di seta, torna pure a trovarmi. E gli tese l’arco e la faretra.
Qi chang ci mise tre mesi a tendere l’arco senza tremare, un anno per centrare il tronco dell’albero e due per toccare il filo di seta. Cento volte spezzò il filo senza sfiorare il pidocchio. Solo alla fine del terzo anno, la freccia trapassò l’insetto senza toccare il filo.
– Bene – disse il vecchio fei Wei- ci sei quasi. Ormai non ti resta che tentare la stessa cosa con un vento impetuoso. A quel punto non avrò più niente da insegnarti.
Tre anni dopo Qi Chang era riuscito anche in quell’impresa. Si disse che a quel punto gli restava una cosa sola: misurarsi con il suo maestro, scoprire se fosse stato capace di superarlo e, infine, prenderne il posto. Si armò d’arco e di frecce e andò a trovare Fei Wei.
Quasi lo stesse aspettando, il vecchio arciere gli stava venendo incontro con l’arco in mano e le maniche rimboccate. Uno da una parte del prato e uno all’altra, si salutarono senza una parola, incoccarono una freccia nell’arco e si presero accuratamente di mira.
Le corde vibrarono all’unisono, le due frecce si scontrarono in volo e ricaddero nell’erba.
Sei volte fischiarono e sei volte si toccarono.
Fei Wei aveva svuotato la sua faretra, ma a Qi Chang era rimasta una freccia. Pronto a tutto pur di sbarazzarsi del suo rivale e di farla finita con il maestro, tirò.
Al sibilo della freccia rispose la risata del vecchio che, con il mignolo della mano destra, aveva deviato la freccia mortale mandandola a infilarsi nell’erba.
Fei Wei fece tre passi, raccolse la freccia, la pose sull’arco e prese a sua volta di mira il discepolo.
Qi Chang non si mosse, ma la freccia si limitò a sfiorargli la vita, come se il Maestro l’avesse mancato o…risparmiato di proposito.
Ma appena fece per muovere un passo, i pantaloni gli scivolarono fino ai piedi.
Il colpo magistrale del vecchio Fei Wei ne aveva tagliato di netto il cordone.
Allora Qi Chang si prosternò ed esclamò:
– O mio grande Maestro!
Fei Wei s’inchinò a sua volta e disse:
– O mio grande Discepolo!
Liberamente tratta ed elaborata da:
“Lo Zen e il tiro con l’arco” di Eugen Herrigel. Piccola Biblioteca Adelphi.
“Zhuang-zi” a cura di Liou Kla-hway. Biblioteca Adelphi.
Perché le favole galleggiano leggere, ma sono un passo al di là di ciò che si dice e di ciò che il lettore capisce…
Le favole uniscono il mondo degli anziani a quello dei bambini, la memoria alla fantasia. Le favole sono radici e ali, per sentire la terra fra le dita dei piedi e volare alto nel cielo.
Il Corto Maltese di Marco Steiner in finale al Premio Salgari
13 giugno 2016, di Emiliano Ventura
QUADERNI DI LETTERATURA
Era attesa da tempo l’uscita del nuovo romanzo di Marco Steiner Oltremare (Sellerio, 2015), anche qui tra i protagonisti troviamo un giovane Corto Maltese. La caratteristica dei romanzi di Steneir consiste nella collocazione biografica dei fatti, si cimenta con la giovinezza e la formazione del giovane personaggio creato da Pratt. Raggiunto l’autore gli abbiamo chiesto il perché di questa scelta.
Lascia un commento