Una Porta sul Mare

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16 novembre 2013. Canale di Suez. Il Passaggio.

Comincia tutto dalla mitologia greca. Zeus un giorno donò un vaso a Pandora, ma le impose di non aprirlo. Pandora però aveva ricevuto da Ermes anche un altro dono, la curiosità.
Quando lo aprì si liberarono tutti i mali del mondo: vecchiaia, gelosia, malattia, pazzia, vizio. Riuscì a richiuderlo, ma c’era rimasta solo una cosa nel vaso, la speranza, allora Pandora la liberò e fu da allora che il mondo riprese a vivere in maniera diversa, perché c’era ancora una possibilità. 

Marco D'Anna ©20131116_0020Basta tracciare una linea che scenda fra il Canale d’Otranto e Corfù e che costeggi il sud della Sicilia e arrivi fino alla costa tunisina, basta guardare una carta geografica per accorgersi che ci sono due mondi, l’Occidente e l’Oriente.
Lungo quella linea, nella storia si sono combattuti gli scontri che hanno contrapposto universi molto distanti:
Zama, in Africa, con i romani guidati da Scipione contro i cartaginesi e gli elefanti di Annibale. (202 a.C.)
Azio, in Grecia, davanti all’isola di Lefkada, fra Ottaviano e Marco Aurelio che si era alleato con gli egiziani di Cleopatra. (31 a.C.)
Prevesa sempre in Grecia, fra la flotta ottomana di Barbarossa e l’Alleanza cristiana delle galee spagnole, di Venezia, di Genova e dei Cavalieri di Malta. 1538.
Lepanto, stessa costa, nel 1571 fra le stesse flotte, ma questa volta con la vittoria cristiana.
Malta, nel 1565, il sanguinosissimo assedio del Forte di Sant’Elmo.
Si intravedono ancora i due mondi, ma il Mediterraneo oggi è un grande mare aperto, è stretto fra Gibilterra e le Colonne d’Ercole che lo proteggono dall’Atlantico e dal Canale di Suez, ma da più di un secolo si apre al Mar Rosso, all’Oceano Indiano, al Pacifico. 

Quando nel 1869 si concretizzò l’apertura di questo Canale c’erano tutti i potenti europei, l’imperatrice Eugenia di Francia, l’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe e i principi di Prussia e d’Olanda. Il 17 novembre di quell’anno, proprio come domani, una grande parata di 30 navi salpò da Porto Said per attraversare il canale.
Il Times scrisse: “De Lesseps ha trasformato l’Africa in un’isola”, oltre ai banchetti, si celebrarono però anche le cerimonie religiose, e furono impartite secondo il rito cristiano, ma anche musulmano. Il confessore dell’imperatrice disse una frase apparentemente semplice, ma diceva tutto:
“Oggi si sono uniti due mondi…è una gran festa per tutta l’umanità”.
Forse quei mondi non si sono mai uniti, ma si sono aperti, hanno consentito un ulteriore passaggio. Una migliore conoscenza reciproca. 

All’epoca, Ismail Pascià d’Egitto commissionò un’opera a Giuseppe Verdi, gli offrì 80.000 franchi, erano tanti soldi nel 1869. Verdi rifiutò quel denaro, ma compose l’Aida lo stesso, non lo fece per l’occasione, ma per l’inaugurazione del Nuovo Teatro del Cairo. La sua opera era una storia d’amore tragica, quella fra Aida, la figlia del re d’Etiopia e Radames uno dei più valorosi generali dell’esercito egiziano, proprio quello che avrebbe dovuto combattere contro suo padre. Nel finale, quando Radames viene condannato a morte per tradimento Aida decide di restare con lui, per sempre. 

Marco D'Anna ©20131116_0021Questa mattina alle 6 il canale sembrava avvolto da una situazione davvero irreale. Faceva freddo e un’aria satura d’umidità bagnava la nave, la nebbia si diradava per pochi istanti lasciando sfilare immagini isolate. Fotogrammi di un film, lento. Una macchia gialla di deserto, un fortino egiziano, una debole sfera rosa di sole, un carro armato arrugginito piegato nella sabbia, un gruppo di palme. Decine di barchini scivolavano lentamente remando nella corrente.
L’aria era tesa di una vibrazione strana, come se potesse accadere ogni cosa, in ogni momento. L’umidità si mischiava all’odore del deserto bagnato, a un vago sentore di olio, benzina, carbone.
Poi, a un certo punto, il sole si alza e spazza la nebbia, ritorna l’estate, l’Africa, anche il Canale si allarga, dopo Ismailia nel Great Bitter Lake, il Grande Lago Amaro.
China Shipping Line, Maersk Line, Hapag Lloyd, Kc Maritime, Evergreen, MSC, ci saranno almeno 25 enormi navi Portacontainer in attesa di passare il secondo tratto, una di queste navi si chiama “Grand Hero”, il Grande Eroe, ma non serve essere eroi per fare dei grandi passaggi.
Ne parlavo ieri sera, nell’area infermeria, accanto a un tavolo operatorio, parlavo con il medico di bordo, una ragazza di Taranto. Eravamo in quella grande fetta di nave nata come spazio per contenere le munizioni e che adesso ospita le sale chirurgiche e quanto servirà per una serie di iniziative umanitarie e sanitarie a partire dal porto di Gibuti.
Il medico di bordo proviene da una nave impegnata nelle operazioni di soccorso ai migranti nel Canale di Sicilia. 

Mi apro, le racconto i motivi del mio viaggio, il senso della storia di Hugo Pratt che vede la nascita di Corto Maltese.
–       La “Ballata del Mare Salato” è una specie di romanzo di formazione, due ragazzi borghesi che provengono da una ricca famiglia di armatori di Sidney, dopo un naufragio entrano in contatto con un mondo di pirati, di soldati tedeschi dai nobili ideali, e di gentiluomini di fortuna come Corto Maltese. Questi due ragazzini dopo una storia fatta di avventure e di mondi a loro totalmente sconosciuti, progressivamente cambiano, diventano un uomo e una donna. E’ una bellissima storia di cambiamenti e di passaggi e tutto…grazie al mare.
–       Capisco perfettamente… – mi dice lei.
–       Anch’io vengo da Pozzallo, in Sicilia, ho visto i barconi sequestrati, i gommoni distrutti, il centro di prima accoglienza, so benissimo che quelle persone sono i veri “avventurieri” di oggi. Si lasciano tutto alle spalle, per cercare una nuova vita, anche a costo di morire, ma tu sei stata al centro di questi drammi cos’è che ti ha cambiata di questa esperienza?
–       Moltissime cose, ogni giorno… il cambiamento è continuo, anche se a volte non è facile.
–       Fin da piccola volevo fare il medico. Volevo partire per andare ad aiutare i bambini in Africa.
–       …c’era stato un lutto, avevo subito una perdita, era un legame molto forte per me, era l’11 ottobre, ma il giorno dopo è arrivato l’ordine d’imbarco. Avrei potuto rinunciare all’incarico, per quel funerale, ma non me la sono sentita e sono partita. Il 13 ottobre è arrivata la comunicazione che un barcone si era capovolto a sud di Lampedusa. Siamo arrivati sul luogo di notte, si richiedeva il mio intervento su una motovedetta maltese. Il buio era completo, una notte talmente nera che non si distingueva il mare dal cielo.
–       …stavo per scendere nella motobarca, ma in quel momento saliva un ragazzo della San Marco, portava in braccio un bambino, era morto. La motobarca si era appena scostata dalla nave e abbiamo sentito un corpo, un altro cadavere, era quello di una donna incinta, abbiamo chiesto l’autorizzazione al comandante e l’abbiamo caricata a bordo. Andavamo piano per paura di urtare altri corpi nel buio. Sulla motovedetta maltese c’erano 147 uomini e donne, da una parte quelli in condizioni più difficili dall’altra quelli che stavano meglio…
–       Uno dei profughi ha iniziato ad aiutarmi, a tradurre, vedevo che si muoveva in maniera sicura, parlava l’inglese, scambiavamo qualche parola ogni tanto, in mezzo a tutto quello che c’era da fare. Poi gli ho chiesto da dove veniva. Dalla Siria, mi ha detto, ci avrebbe messo degli anni per arrivare in Nord Europa, aveva lasciato tutto per scappare dalla guerra. In Siria faceva il neurochirurgo.
–       Quando sono tornata sulla mia nave ho visto facce grigie, l’equipaggio aveva recuperato altri 6 cadaveri, fra i quali due bambini.
–       Ho provato a raccontare che sulla motovedetta maltese c’erano 147 persone che si erano salvate, il giorno dopo abbiamo recuperato altri 16 superstiti…
–       Ma ci sono anche altri cambiamenti, apparentemente più insignificanti, ma altrettanto importanti. Pochi giorni prima di imbarcarmi per questa missione che mi avrebbe portata finalmente ad aiutare le popolazioni in Africa ero in macchina, a Taranto. Al semaforo un ragazzo di colore vendeva i giornali.
–       Da dove vieni? – gli ho chiesto.
–       Dai Tamburi…
( I Tamburi è un quartiere popolare di Taranto, quello dell’acciaieria Ilva )
–       No – aggiungo – volevo sapere da dove vieni veramente.
Lui mi ha sorriso.
–       Vengo dal Senegal.
Ho comprato il giornale e ho capito quel sorriso, l’ho ricambiato, ma il mio non è durato molto.

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 Testi di Marco Steiner © – Fotografie di Marco D’Anna ©

2 Comments


  • Bello. Le tue storie aggiungono a quelle di Pratt una dimensione umanitaria – e dunque umana – che forse mancava. È bello sognare. Più bello è quello che fai tu: dare invidia di aiutare l’Altro.

    Rispondi

    • Grazie Esmeralda, davvero.
      Marco Steiner

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