Viaggio (lento) in Sicilia

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Di che si tratta

Nel 1885 Guy de Maupassant nel suo “Viaggio in Sicilia” scriveva così:

La Sicilia è il paese delle arance, del suolo fiorito la cui aria, in primavera, è tutto un profumo… Ma quel che ne fa una terra necessaria a vedersi e unica al mondo, è il fatto che da un’estremità all’altra, essa si può definire uno strano e divino museo di architettura. (da Viaggio in Sicilia, 1885)

Ancora prima, nel 1817 Goethe scriveva così:

L’Italia senza la Sicilia, non lascia nello spirito immagine alcuna. È in Sicilia che si trova la chiave di tutto» […] «La purezza dei contorni, la morbidezza di ogni cosa, la cedevole scambievolezza delle tinte, l’unità armonica del cielo col mare e del mare con la terra…chi li ha visti una sola volta, li possederà per tutta la vita».
(J.W.Goethe, “Viaggio in Italia”, 1817)

Erano Viaggi lenti.

Ci vuole del tempo per vedere le cose, non basta guardarle. Ho fatto tanti viaggi nella mia vita, ma adesso i miei Viaggi saranno tutti così. Non voglio guardare un Paese, voglio vedere una parte, anche piccola, di quel paese. Voglio camminare, ritornare di pomeriggio nel luogo che avevo visto al mattino. E poi voglio fermarmi a guardare, un momento, una giornata, per Sentire quel luogo e ascoltare le persone che incontrerò.

I miei Viaggi non saranno moderni Gran Tour, quelli oggi si fanno molto meglio attraverso il Web, io vorrei semplicemente partire per tornare migliore.

Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi.
Marcel Proust

 

passaggio 1

Viaggio lento 1

photo credit: Marco Steiner (2014)

È passata la mezzanotte, adesso non servono foto, immagini, suggestioni…torno da un lungo Viaggio in Sicilia. Dodici ore.
Siamo partiti da Scicli alle 12 e, lentamente, attraverso strade minori siamo arrivati a Ragusa, nella Ragusa moderna, quella alta, quella dei pullman che partono verso il mare, Catania…o verso Siracusa. La nostra meta, solo per tornare indietro con un treno, un treno molto speciale. – È una corsa diretta quella delle 14:10 – ci dicono – …e quanto ci mette ad arrivare a Siracusa?- …- circa un’ora, un’ora e mezza…- -Benissimo. E quanto costa il biglietto? – – 7 euro e 20 – Perfetto – Partiamo…non era un’ora e mezza…era diretto quel pullman, nel senso che non si cambiava vettura, ma siamo arrivati alle 17:15 dopo infinite soste a Ragusa Ibla, Modica, Ispica, Rosolini, Noto…gente che sale e che scende…all’arrivo a Siracusa ci siamo rimasti solo noi due, io e Marco D’Anna, il fotografo. Il treno parte da Siracusa per tornare a Ragusa alle 17:37, c’è solo il tempo per una spremuta d’arance, – Ne volete ancora un po’ ?- ci dice il barista. – certo, grazie, molto gentile… – e ci versa ancora mezzo bicchiere, una meraviglia fresca. Poi parte il treno e ritorna da dove siamo venuti. Forse. Ma non è la stessa cosa, anzi, è un’altro viaggio. È un treno diesel, cambia marcia in salita, ha cinque marce, un’unica carrozza, non ci sono “classi” c’è solo la Sicilia a destra e sinistra, il vento che entra, i campi, i carrubi, gli ulivi, i fichi d’India, i muretti che entrano dentro. dentro gli occhi che guardano, dentro la testa. È un film che viene da un’altra epoca. Quella delle cose vere…questo è Viaggiare…in maniera lenta, imperfetta, con un po’ di polvere sulla camicia, l’odore di treno, di strada ferrata…e gli occhi liberi di guardare, i capelli spettinati nel vento e i pensieri con loro. Tanto non serve domandarsi a che ora si arriva. Tanto non serve domandarsi niente, basta guardare e assaporare quel mondo che ci passa accanto. Un mondo che vorrebbero cambiare, un mondo che stanno cambiando. Qui è tutto Oltre le regole, del tempo, del business, della logica, della praticità…Ma invece dovrebbe essere sempre così, perché: Non serve vedere tutto, non serve sapere tutto. Basta Viaggiare e, lentamente, assaporare la Vita…tanto ce n’è una sola…questa…fuori e dentro a quel treno e in quel poco di vero che è rimasto dentro di noi…

26 agosto 2014

passaggio 2

Stazione ferroviaria di Scicli

photo credit: Marco D’Anna (2014)

È passato proprio poco fa, lo stesso treno. Il suono metallico è scivolato via. Anche quel fischio lontano. Adesso c’è solo silenzio. Ma non è lo stesso treno, io l’ho preso qualche giorno fa. Marco D’Anna, che ha fatto la fotografia, è già partito. Adesso è lontano anche lui. Sembra tutto uguale, invece le cose cambiano. Cento anni fa i vagabondi salivano sui treni e se ne andavano in cerca di fortuna, o solo per andare via, fuggire da qualcosa, non necessariamente per cercare. John Steinbeck scriveva quelle storie di braccianti, di polvere, solitudini e amicizie. Oggi tante cose sono diverse, a volte sempre le stesse, ma basta un treno così, i rumori che riaprono il silenzio dopo il treno, un cane che abbaia, un bambino che piange, per creare un incanto, un momento senza tempo. La valle si trasforma in un contenitore di ricordi, il telo di un cinema. Questo è Viaggiare, farlo lentamente, aspettare e dilatare il tempo, perché il treno che è passato non è mai lo stesso.
E nemmeno noi.

Scicli. Fine agosto 2014.

4 Comments


  • “Vi fu sempre nel mondo assai più di quanto gli uomini potessero vedere…quando andavano lenti, figuriamoci se lo potranno vedere andando veloci” John Ruskin.
    In questo mondo che ci vuole tutti super eroi, geni della finanza, maniaci di forme fisiche e cultori di ogni forma di novità, pensare di rallentare per fermarsi a guardare e’ una roba assai vintage.. E se il viaggio non lo avessimo deciso, ma ci fossimo lasciati guidare da una serie di circostanze che ci avessero portato altrove, anche solo per sbaglio, anche solo per poco tempo..non ne avremmo guadagnato comunque qualcosa?
    Vai…vai lontano amico mio, e riportaci umori e profumi ..e raccontaci di quando ti sei perso, o di quando ti sei trovato.

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    • Ho sempre viaggiato in maniera irregolare e non preorganizzata. L’ho sempre fatto istintivamente e questa modalità è diventata sempre più importante facendo i viaggi sulle tracce di Corto Maltese con il fotografo Marco D’Anna, uno che non ruba momenti, ma cerca situazioni, e per farlo ha bisogno di tempo.
      Poi un giorno un mio amico francese, un intellettuale, mi ha “spiegato” quello che stavo facendo…il mio modo di andare corrispondeva a un termine francese di difficile traduzione, “Flâneur”, una specie di “passeggiare”, ma con molto, molto di più.

      Le ha definite “Derive psicogeografiche”.

      Guy Debord e le sue psicogeografie:

      ” Per fare una deriva, andate in giro a piedi senza meta od orario. Scegliete man mano il percorso non in base a ciò che sapete, ma in base a ciò che vedete intorno. Dovete essere straniati e guardare ogni cosa come se fosse la prima volta. Un modo per agevolarlo è camminare con passo cadenzato e sguardo leggermente inclinato verso l’alto, in modo da portare al centro del campo visivo l’architettura e lasciare il piano stradale al margine inferiore della vista. Dovete percepire lo spazio come un insieme unitario e lasciarvi attrarre dai particolari.”

      Viaggiare “lenti” appunto, rispettando il tempo.

      Grazie, Claudia, “se dopo te lo dovrò spiegare, non inizio nemmeno a raccontare” dico sempre, ma adesso, in fondo, ha spiegato tutto il mio amico francese, Simon…


  • La sai qual’e’ la cosa più incredibile? Che spiegare non serve sempre a qualcosa..perché o tu sei così…o non lo diventi per forza. Chi ha in se il viaggiatore, lo sa..e lo sa solo lui. Agli altri sembrerà una persona un po’ bizzarra, ma lui ha in se il germe della scoperta, della storia, del pericolo anche. E’ la non “struttura” che ti rende duttile e ti fa accettare l’inaccettabile ritardo di un treno o la sua estrema lentezza..hai un grandissimo privilegio, tu sei fatto così, hai già “allentato” tutto e sei diventato permeabile. Mi riconosco un grande onore nell’averti conosciuto, in qualche modo possibile.

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  • Sulla bellezza della Sicilia raccomando di leggere qualcosa della buonanima di Renzino Barbera!

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