Posts by tag: Acquarello

by in / Passi silenziosi nel bosco
No peoples think this is good
Passi silenziosi nel bosco

Passi silenziosi nel bosco

Passi silenziosi nel bosco

di Hugo Pratt, Nicola Magrin, Marco Steiner

è un nuovo libro Nuages che sarà disponibile dal 23 novembre 2020 e che, se possibile in questo strano periodo, verrà presentato giovedì 10 dicembre presso la Galleria Nuages a Milano in via del Lauro 10.

Questo libro è nato da un’idea di Cristina Taverna, la storica gallerista e amica di Hugo Pratt che, oltre ad aver creato un magnifico spazio espositivo dove sono passati e continuano a passare tutti i grandi nomi dell’illustrazione italiana e internazionale, ha creato una casa editrice che non pubblica solamente bei libri curati nella grafica, nell’impaginazione, nella scelta di carta, caratteri e colori, no, Cristina Taverna fa molto di più: inventa libri.

Inventare un libro per Cristina vuol dire unire testi e immagini; vuol dire associare idealmente uno scrittore e un disegnatore o viceversa in base alle loro affinità e alla sua intuizione; vuol dire regalare alle parole disegni o illustrazioni attraverso i quali andare ancora più lontano, oppure, consentire alle immagini, attraverso lo scorrere dei testi, un tempo di osservazione maggiore per poterle penetrare più a lungo tramite la musica di determinate parole.

Non serve che elenchi i libri che Cristina Taverna ha inventato, basta guardare il catalogo di Nuages, quello che vorrei dire è che per me è un onore far parte di questa galleria di libri ed è la seconda volta che accade dopo i miei racconti-deviazioni prattiani illustrati da José Muñoz in “Miraggi di memoria”.

Ma cos’è “Passi silenziosi nel bosco” e com’è nato?

Questo libro è nato davanti al mare in una conversazione del genere:

  • Marco, vorrei realizzare un libro in cui le chine delle storie indiane di Hugo possano incontrare gli acquarelli di Nicola Magrin.
  • E io cosa dovrei scrivere?
  • Quello che vuoi, scrivi una storia, oppure tessi un filo sottile di parole per collegare chine e acquarelli.
  • È molto interessante, ma è un lavoro complesso, delicato.
  • Per questo l’ho chiesto a te, forse dovremmo iniziare pensando a un titolo, ma quello forse ce l’ho già. – aggiunge Cristina.
  • “Passi felpati nel bosco”. È una frase che Hugo mi sussurrò una mattina in una galleria di Roma, prima di una sua mostra. Mi parlava, citando un verso di Stevenson della ballata Ticonderoga, degli indiani del Nord America, dei boschi, degli animali, dei coloni, delle divise, di Wheeling, la sua passione, un fumetto che aveva scritto e disegnato durante un lungo periodo di tempo durato trent’anni…

È iniziato tutto così.

Conoscevo Wheeling e Ticonderoga di Pratt, avevo visto le copertine di Nicola Magrin disegnate per tanti grandi autori, da Jack London, a Robert MacFarlane, Primo Levi, Tiziano Terzani, Paolo Cognetti e tanti altri, ma non sarebbe stato facile entrare delicatamente e con il rispetto necessario in quel “bosco”, serviva un’idea.

Così ho iniziato a leggere storie e leggende indiane e una in particolare mi aveva colpito molto, era quella di Hi’nun, il cacciatore indiano che venne sorpreso da una violenta tempesta e per ripararsi si rifugiò sotto a un grande pino, ma da quel momento visse una strana avventura.

Ho cominciato da questa leggenda e ho iniziato a raccontarla a modo mio:

Il mio nome è Ni’nun, sono un cacciatore, quel giorno ero andato a cacciare, ma mi sorprese la grande tempesta.
La luce del giorno lasciò il posto a una coltre buia squarciata da lampi di fuoco,
le nuvole s’inseguivano, m’inseguivano, sembravano mandrie di bufali e bisonti impazziti.
Il buio completo mi avvolse e mi sovrastò.
Le nuvole si accavallavano, scalpitavano, bramivano, muggivano,
annerivano il cielo di volute d’inchiostro e piume di corvo.
Il sole infuriato scagliava frecce incandescenti per spezzare quel nero sipario,
voleva ritrovare il suo ruolo, illuminare e scaldare la terra,
ma le nubi ferite sanguinarono fiotti di lacrime e pioggia.

Io fuggii veloce, ma non bastava e allora mi rifugiai sotto a un immenso pino e lo abbracciai con tutta la forza,
cercavo un sostegno, per la prima volta avevo paura,
mi strinsi al legno aspettando la mia fine o la fine del mondo,
nella corsa ero caduto e mi ero ferito, ero debole, rassegnato come non ero mai stato,
ero come il pettirosso che mi aveva invitato a volare, tremavo.
Penetrai nel legno,
mi sentii protetto da quella corazza di foglie e di rami,
mi dissolsi nell’albero
partecipai l’essenza del bosco…

La leggenda continuava con la salita in cielo di Hi’nun ancora stretto al suo albero, l’ultimo rifugio. Il cacciatore ormai era convinto d’essere morto, stava per raggiungere la sua ultima destinazione. E invece Hi’nun si trovò al cospetto del Grande Spirito e di tutte le altre divinità e scoprì che si erano riuniti in cielo perché stavano cercando di cacciare da lassù il grande serpente malvagio, la fonte di tutti i mali degli uomini.

Ma la situazione era strana perché gli dei scagliavano le frecce, ma nessuno riusciva a colpire il serpente e così, il Grande Spirito, dopo aver unto gli occhi di Hi’nun con un fluido magico che gli avrebbe consentito di vedere alla perfezione ogni cosa del mondo, lo incaricò di tirare la sua freccia.

Hi’nun non sbagliò e, da quel giorno, diventò il grande cacciatore, colui che riuscì a eliminare ogni male che affliggeva gli uomini.

La mia storia era iniziata da quelle parole, “partecipai l’essenza del bosco…”, erano parole che mi erano entrate dentro, forse come era successo al cacciatore con l’albero che l’aveva salvato. Sono andato avanti così, sono entrato lentamente in quel posco, ma non ho più seguito la leggenda di Hi’nun, ho provato a seguire un testo poetico che Pratt aveva scritto nella prima edizione di Wheeling e a quel punto le parole sono scaturite da sole.

Poi sono arrivati gli acquarelli di Nicola Magrin che non avevo mai conosciuto di persona, e sono andato a Grandvaux in Svizzera, dove aveva vissuto Hugo Pratt e dove ho trovato i vecchi libri che volevo rileggere e lì ho camminato nei boschi che circondano la casa dove Pratt ha vissuto e dove ha disegnato.

E il testo è sgorgato fresco come un ruscello di montagna. Ho lavorato di taglio, di rifinitura sul ritmo, sulle singole parole e poi l’ho spedito a Cristina e a Nicola e alla fine abbiamo tolto la leggenda di Hi’nun, perché raccontava una storia, mentre in questo libro, serviva soltanto la musica di certe parole:

Per vivere il bosco bisogna essere
bosco,
non entrare, passare, guardare, raccogliere, cacciare, bere, riposare, uscire.
No,
non è così,
l’inizio del viaggio è immersione completa,
è come nel mare,
basta chiudere gli occhi,
mollare gli ormeggi
entrare nel flusso,
lasciarsi penetrare dalle fibre, dagli umori del bosco…

Questo è l’incipit.

Ho cercato di partecipare l’essenza del bosco…

Non serve che riporti i commenti di Nicola alle mie prime parole, posso dire soltanto che ho immaginato il suo pennello scorrere veloce, ho cercato la musica nelle mie frasi e, forse, Nicola l’ha sentita e ha visto quelle note scorrere mentre intingeva il pennello nell’acqua e poi nel colore che lasciava scivolare sulla carta proprio come avrebbe fatto un ruscello su un prato.

Avrei voluto restare in silenzio e guardare mentre lui disegnava.

Sembra impossibile, eppure è stato così, in questo periodo di isolamento io e Nicola ci siamo ritrovati in tempi diversi e in luoghi diversi a seguire gli stessi passi silenziosi, in boschi lontani, ma che avevano lo stesso colore, la stessa freschezza e lo stesso profumo.

Abbiamo guardato tante volte i disegni di Pratt io e Nicola Magrin, grazie a lui si è arricchito il nostro immaginario e il concetto stesso di bellezza e poesia, abbiamo provato a ringraziarlo con questo libro, speriamo di esserci riusciti, speriamo si senta.

Grazie Cristina, bisogna essere sensibili e liberi per inventare un libro come questo.

Marco

/ Read Article /
Vai alla barra degli strumenti