The musical bridge. Il ponte musicale di Bellacorick.
Il bosco che si protende verso l’isola di Innisfree è nervoso, agitato. C’è un esercito di pini allineati che cerca di affacciarsi sul lago, ma rimangono impettiti, in silenzio, bloccati nella loro penombra. Davanti a loro, sulla scena, un intreccio di frassini e foglie.
Foglie dappertutto, rosse, viola, marroni, secche, fresche, marce. In mezzo alle foglie, sul nord, sulle rocce, sulla corteccia degli alberi, il muschio. Come il morbido pelo di un cane fedele, da accarezzare con dolcezza. Per sentire la pace. Davanti c’è il lago, spazzato dal vento, e la piccola isola di Innisfree. La testa di un ragazzo in castigo che emerge dall’acqua a sbirciare quel bosco, i capelli irrigiditi dal gel.
Potrebbe uscire chiunque dal grigio sipario di pini là in fondo, un folletto, un elfo, uno gnomo, mago Merlino con la sua lunga barba bianca, un cane come quello ucciso dal leggendario Cuchulainn col suo bastone.
Cuchulainn, l’eroe irlandese, il figlio del dio del sole Lugh, quando aveva solo sette anni e si chiamava ancora Sentana (Il percorso), un giorno, con un solo colpo ben assestato di un bastone dalla punta ricurva uccise il terribile cane da combattimento di Culainn il fabbro. Il bambino era mortificato, il fabbro, una specie di semidio gigantesco che col fuoco e l’imponente muscolatura forgiava il ferro, era in preda all’ira. Il piccolo, ma saggio, Sentana, per placare l’ira di Culainn, si offrì di sostituire personalmente il suo cane sorvegliando la casa del fabbro. Così prese il nome di Cuchulainn, il cane di Culainn. In seguito, il ragazzino, prima di andare in guerra contro i nemici dei Celti, assorbì tutta la forza che gli proveniva dal cane che aveva ucciso, dal fuoco, dal fabbro e dall’energia che si sprigionava dal clangore e dalle scintille dei suoi colpi. Divenne un guerriero poderoso, il suo corpo si fece enorme e partì per combattere, dipinto di vari colori.
Pratt si è seduto proprio qui, sulla riva del lago, col bosco alle spalle, per disegnare l’isola.
Per assorbirne la dolcezza, dopo aver ricevuto gli auspici da Yeats, dopo essere entrato in un contatto spirituale con lui fra le pietre della tomba e la corteccia dell’albero. Ha bagnato i pennelli con l’acqua del lago seguendo l’essenza, le parole del poeta che “sentiva lo sciabordare dell’acqua su quella riva e vedeva sorgere l’isola fra le brume del mattino e desiderava una piccola casa proprio là, fatta d’argilla e di vimini”, proprio come le vecchie case irlandesi, come quella che aveva fatto tornare John Wayne, anzi Sean Thorton da Pittsburgh.
Ha disegnato anche un ponte, Hugo, un bellissimo piccolo ponte di pietre e ha specificato dov’era: Sligo, the musical bridge, in Bellacorick Cross Molina.
Ha scritto anche che quel ponte portava in un mondo magico e bellissimo. Un esplicito invito a cercare.
Non è difficile venire in Irlanda e trovare la tomba di Yeats, il lago Lough Gill con l’isola di Innisfree, le colline di Tara e Newgrange, ma non è facile trovare il ponte musicale di Sligo disegnato da Pratt.
Il ponte è sulla strada che da Bellacorick va verso Bangor e attraversa il fiume Owenmore.
C’era molto vento, abbiamo camminato, da una parte e dall’altra, superato il filo spinato per guardarlo dal basso, per sentire qualcosa. Si sentiva il sibilo del vento che spirava fra le quattro campate, lo sbattere dell’acqua fra sassi e pilastri scuri, lo stormire dei rami dei pini sulla fiancata del ponte…insomma, rumori, suoni, fascino. Non si poteva certo definirla musica.
In quel momento preciso non era niente di speciale, ma forse, in un altro momento, o nel silenzio della notte…
Ci ne siamo andati per guardare un poco più in là, per cercare un’altra angolazione, per vedere un’altra immagine e, da lontano, abbiamo visto una ragazza che passeggiava sul ponte.
Andava e veniva. Da una parte e dall’altra. Aveva il passo di chi cerca qualcosa.
Forse sapeva.
Non volevamo disturbarla, ma alla fine ho chiesto se sapeva qualcosa del ponte.
Aveva una faccia irlandese, ciuffi rossicci sotto la lana marrone del berretto, lentiggini e fessure sospettose che nascondevano due guizzi azzurri.
E’ stato incredibile. Quella sconosciuta banshee irlandese imbacuccata nel suo piumino azzurro, camminava spedita, faceva scorrere una pietra piatta lungo il parapetto irregolare del ponte e, invece di stridere, le pietre sprigionavano una magica e inattesa melodia di campanelle che veniva da uno strano mondo fatto di fiabe e leggende. Ci vuole pazienza per trovare quel mondo, e curiosità, e spesso, una guida, apparentemente casuale.
Chissà cosa avrà detto la ragazza irlandese alla nonna rimasta in macchina. Forse era proprio la nonna la fata che un tempo aveva svelato quel segreto a lei, e adesso si stavano facendo un viaggio in macchina nel mondo dei loro ricordi regalando anche a noi un granello di magia.
Ci sono due sassi sul parapetto, uno più piatto, l’altro più grosso e pesante. Stanno lì ad aspettare chi conosce quel trucco. Il ponte suona davvero e noi stavamo per desistere e accontentarci della risposta più banale e scontata, quella del vento.
Inseguire le note correndo è una pura sensazione di felicità. Un gioco inatteso, la liberazione di una gioia semplice. Come quando da bambini ci si sdraia a terra per rotolare da un pendio d’erba a braccia incrociate, gridando.
Il parapetto del ponte ha una lunga striscia consumata. Molta gente conosce quel suono, molta gente ha ancora voglia di giocare in Irlanda.
Il ponte più simile a quello disegnato da Pratt l’abbiamo ritrovato il giorno dopo, lo chiamano the “Quiet man bridge” è dalle parti di Oughterard, la porta d’ingresso al Connemara. E’ il ponte su cui hanno girato la scena del calesse e di John Wayne che scende e sogna di riacquistare la sua casetta nelle scene iniziali del film “Un uomo tranquillo”.
Il disegno di Pratt é un ponte
fra realtà e fantasia,
leggende, cultura e immagini cinematografiche,
è un invito a sognare.
Marco Steiner
https://www.youtube.com/watch?v=ohZQOR3YopY
« There’s a boy on the bridge
And he’s looking ahead with confusion in his eyes…
There’s a girl on the lake
Reflecting her thoughts
Which she kisses away with sighs
What would you do in this boy’s place
Move on or compromise?
Freedom of choice is a hell of a burden… »
Nice song, thank you